Imponente e rappresentativo, l'edificio sorge lungo la via G. Monaco nel cuore del centro antico. Arretrato rispetto alla strada e preceduto da uno slargo che ne accentua la monumentalità l'edificio fa angolo con la via G. Garibaldi.
Di impianto rettangolare, con torretta poligonale posta a cerniera tra il fronte principale e il fronte laterale, il palazzo si eleva su tre piani fuori terra e presenta un lungo fronte scandito in tre settori con la parte centrale avanzata e rialzata rispetto alle ali. La caratterizzazione in chiave neo-rinascimentale è evidente nel perimetro e nel rivestimento dei fronti, esteso sia all'intero piano terreno che al primo piano del settore centrale.
Identica ispirazione si rivela nel disegno e nella combinazione delle aperture incorniciate e negli interventi decorativi della facciata, come i due stemmi in ceramica colorata tra le finestre del primo piano e i pannelli in ceramica policroma, eseguiti dalla Manifattura Chini di Borgo San Lorenzo, con putti e festoni robbiani. Il fregio centrale in piastrelle di ceramica rossa con bordo in colore contrastante reca la scritta cubitale Poste e Telegrafi.
L'atrio di ingresso presenta una intelaiatura di lesene in finta pietra con cornice superiore che segna la base della soffittatura a cassettoni in legno dipinto con rosette in ceramica, con al centro una grande formella quadrata ornata dalla figura di un cavallo rampante incorniciata in ceramica policroma; la pavimentazione è in marmo bordata da fasce perimetrali di colore contrastante.
Le aperture sulle pareti laterali, sovrastate da una cornice in finta pietra, immettono nei due saloni per il pubblico, arricchiti dalle pavimentazioni in marmo, dalle soffittature in legno e ceramica e da decorazioni pittoriche parietali non prive di un certo fascino. Nel salone di sinistra, illuminato da tre grandi finestre ad arco protette da inferriate in ferro battuto e pavimentato in marmo chiaro con bordo in marmette rosse a scacchiera, viene ripetuta ed accentuata l'intelaiatura a lesene che segnano i passaggi angolari e gli assi fra le arcate che circoscrivono il perimetro interno e che sui lati costituiscono gli sportelli per i servizi al pubblico.
Sul cornicione sono applicati inoltre i mensolotti a volute che sostengono le travi in legno con vivaci inserti in ceramica del pesante soffitto a cassettoni, ornati da festoni, frutti e rosette centrali ancora in ceramica policroma. Al centro del soffitto, una grande formella quadrata con incorniciatura ceramica a frutti reca il brillante dipinto della figura alata di Mercurio circondata da un rosone in ceramica, mentre sulle pareti, negli spazi tra gli elementi "strutturali" in finta pietra, il fondo scuro è animato dalla pittura di angiolini, festoni e nastri svolazzanti, riproposizione di motivi già abbondantemente utilizzati da Galileo Chini a partire dalla fine dell'Ottocento.
Più dimesso si presenta il salone di destra che in origine destinato al telegrafo, dove la decorazione pittorica, della più varia ispirazione stilistica, si concentra intorno alle due porte sulla parete di fondo, al portale di comunicazione con l'atrio e nella fascia blu intenso con motivi alternativi di vasi e di isolatori elettrici che segna la conclusione della zoccolatura parietale. Oltre alla pavimentazione in marmettoni bianchi e rossi disposti a scacchiera in diagonale, non manca anche in questa sala la soffittatura a cassettoni, segnata alla base da una cornice lignea scolpita a palmette e ornata al centro da una grande formella rettangolare con stemma circolare affiancato da due pannelli intagliati con putti, festoni e nastri - riproposizione di un motivo usato più di vent'anni prima da Galileo Chini nella decorazione del soffitto del vano scala del vicino ex-palazzo della Cassa di Risparmio.
Itinerario Liberty - Planning and Realization - Stefano Pelosi - www.stefanopelosi.it